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CONCLUSIONE Fin dall'antichità il concetto di verità  ha rappresentato uno dei più grandi misteri per l'uomo ma al contempo una perenne necessità, necessità di ricercarla, necessità di definirla, di stabilire un criterio universale per potervi giungere. La più antica fonte di verità è rappresentata dalla  mitologia , contenente sentenze eterne tramandate oralmente nei secoli che hanno contribuito a plasmare i popoli. L'evoluzione di questi stessi popoli ha fatto si che proprio su questa verità venissero posti  maggiori interrogativi dando vita a due problemi differenti, l'uno strettamente ontologico e l'altro gnoseologico. Dal punto di vista ontologico essa è stata interpretata da  Aristotele  come proprietà degli enunciati apofantici, da   Platone   come stato del mondo delle idee di cui la realtà è solo una copia e successivamente con la venuta del  cristianesimo  impersonificata con il Logos divino. Lo stesso problema ontologico venne affrontato anche da  Hege
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L'ORACOLO DI DELFI - l'importanza delle profezie  Un ruolo importantissimo nella storia greca fu svolto da Delfi, un borgo vicino alla sponda del golfo di Corinto, dove sorgeva il santuario di Apollo. Il culto del dio Apollo era di tipo oracolare, ovvero i fedeli si recavano al tempio per interrogare il dio sul futuro. I Greci consideravano Delfi come il centro del mondo e vi veneravano una pietra che si pensava fosse caduta dal cielo. Al santuario non si rivolgono solo ai privati  cittadini , ma anche intere città che chiedevano pareri di vitale importanza. Il santuario finì per assumere un importante ruolo politico e diplomatico: influenzava inoltre questioni riguardanti tutta la Grecia come ad esempio i trattati di pace e d'alleanza. La sapienza delfica fu una delle forme più caratteristiche della cultura greca arcaica: il grande filosofo  Socrate  adottò come principio del suo pensiero la famosa frase  Conosci te stesso  che era incisa su una parete del tempio di A
IL MITO: ETERNA ED INFINITA VERITÀ La mitologia, composta di storie affondate nella notte dei tempi e leggende che parlano di personaggi divini e umani, ha governato e influenzato ogni società antica. Essa costituiva la più antica espressione culturale del mondo, in ogni mito erano contenute delle verità eterne tramandate oralmente per lunghi secoli, che hanno contribuito a plasmare la coscienza dell'unità spirituale di qualsiasi popolo. Attraverso i miti i popoli antichi sono riusciti a codificare e trasmettere conoscenze sul mondo e sull'uomo, permettendo l'organizzazione, la sopravvivenza e e la continuità delle comunità.
IL MITO DELLA CAVERNA Platone  immagina gli uomini chiusi in una caverna, gambe e collo incatenati, impossibilitati a volgere lo sguardo indietro, dove arde un fuoco. Tra la luce del fuoco e gli uomini incatenati vi è una strada rialzata e un muricciolo, sopra la strada alcuni uomini parlano, portano oggetti, si affaccendano nella vita di tutti i giorni. Gli uomini incatenati non possono conoscere la vera esistenza degli uomini sulla strada poiché ne percepiscono solo l'ombra proiettata dal fuoco sulla parete di fronte e l'eco delle voci, che scambiano per la realtà. Se un uomo incatenato potesse finalmente liberarsi dalle catene potrebbe volgere lo sguardo e vedere finalmente il fuoco, venendo così a conoscenza dell'esistenza degli uomini sopra il muricciolo di cui prima intendeva solo le ombre. In un primo momento, l'uomo liberato, verrebbe abbagliato dalla luce, la visione delle cose sotto la luce lo spiazzerebbe in forza dell'abitudine alle ombre maturata d
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Italo Calvino- Palomar Ano de Edição / Impressão / 2009 Editora / TEOREMA
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ALGEBRA DI BOOLE N ella logica proposizionale la verità è la proprietà di una formula ed è esprimibile attraverso due possibili valori: l’uno corrispondente all’attribuzione di tale proprietà, l’altro alla sua negazione. Una formula è detta  vera  se possiede tale proprietà,  falsa  in caso contrario: vi si attribuisce dunque uno dei due possibili valori di verità esprimibili con i simboli 1 e 0 o con i simboli V e F. Il valore di verità di una formula non elementare del linguaggio degli enunciati (teoria), è determinato da quello dei singoli enunciati elementari che la compongono, sulla base di una tavola di verità che riassume algoritmicamente il modo d’agire dei connettivi. Le operazioni fondamentali non sono addizione e sottrazione ma gli operatori logici AND, OR e NOT. L'algebra di Boole riveste un ruolo di fondamentale importanza nell'informatica , tanto che ogni linguaggio di programmazione  moderno definisce al suo interno gli operatori logici; è usata inoltre anch
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VERIT À  E INGEGNERIA La nozione di “vero” espressa dalla teoria corrispondentista affonda le sue radici nella celebre asserzione aristotelica: “Vero è dire che l’essere è e il non essere non è. Falso è dire che l’essere non è e non essere è”. A partire da qui prese le mosse  Wittgenstein  il quale definì la verità in termini di corrispondenza tra linguaggio e mondo: un’asserzione è vera se descrive uno stato dei fatti del mondo. Suddetta teoria funziona perfettamente se limitata al mondo oggettivo dei fatti quale può essere considerato quello ingegneristico. Infatti la disciplina può essere considerata come proiezione particolare della teoria esplicitata: così come si può dire che una cosa è vera solo se ha una corrispondenza nella realtà, così si può individuare una corrispondenza tra il progetto e i dati empirici, elementi fondamentali nell’attività di un ingegnere.